Montalupa bisogna raccontarla: questa casa è stata costruita da un personaggio di Bra, tale Boglione, che ha realizzato il Teatro Boglione e l’ara crematoria del Comune. Era un signore importante e danaroso per quei tempi, soprattutto per la città di Bra.
Montalupa fu acquistata dalla mia famiglia, per la precisione da mio nonno. Lui era un contadino e veniva da Guarene, si chiamava Grimaldi. Quando si divise dai fratelli comprò la tenuta di Montalupa, tutta attorniata da un parco e da giardini. Mio nonno invece cominciò a impiantare nell’alta collina gli asparagi, su terreno sabbioso, e nella parte bassa filari di uva con altre piante da frutto e verdure che andava a vendere al mercato. Quando lui morì venne divisa tra i componenti della famiglia. Mio padre, che operava già nel mondo del vino, riuscì ad acquistarla completamente. Prese a condurla direttamente e incrementò il numero delle viti nella parte più bassa del podere. Poi, in tempi più recenti, quando il mio ramo di famiglia acquisì la proprietà, mettemmo mano alla costruzione, cominciando dalla manutenzione del tetto. Mio figlio Matteo, venendo a seguire i lavori, una volta salito sul tetto fu affascinato dallo spettacolo che si dischiuse ai suoi occhi e decise che avrebbe piantato delle vigne. Il vecchio contadino, che ancora conduceva il podere, gli disse che era matto, che il pendio era troppo ripido e che il terreno era sabbioso. Matteo cominciò a fare i terrazzamenti, rendendo il pendio più abbordabile.
In quegli anni era presidente della “Cannona” Centro Sperimentale Vitivinicolo Regionale e qui si appassionò alla ricerca di nuove coltivazioni. Per cui, quando pensò cosa fare a Montalupa, si convinse che era il posto giusto per tentare qualcosa di diverso.
Fece campionare il terreno di questa collina e lo analizzarono alla Cannona. Si scoprì che questo terreno è simile a quello della Côte du Rhone. Noi qui in cantina avevamo un enologo, Armando Cordero, famoso e bravissimo, stupenda persona; così, con lui e un altro enologo, non so quanti viaggi fecero girando questa regione in Francia, per vedere qual’era il vitigno che meglio si poteva adattare ai terreni di Montalupa. E scoprirono che era il Syrah, un vitigno internazionale che tutti conoscono. Ma in ogni vigna impiantata col Syrah erano presenti anche filari di Viognier, quindi anche noi provammo a coltivare insieme i due vitigni. Il Syrah già lo si conosceva, la grande sorpresa è stata il Viognier, tanto che in seguito si è deciso di impiantarne nuovamente.
Questo il racconto appassionato della signora, da cui si percepisce il coraggio e l’entusiasmo alla base di un progetto così innovativo. La strada è stata comunque in salita; basti dire che ci sono voluti ben 7 anni solo per avere il benestare dall’Università degli Studi di Torino all’inserimento di questi cultivar nel registro delle autorizzate dalla Regione Piemonte e Province.
Montalupa comunque è un luogo speciale, non solo una vigna. Oltre ad una costruzione affascinante nella sua signorile semplicità, che conoscendo l’indole vulcanica di Matteo Ascheri prima o poi troverà anche lei una collocazione all’altezza delle sue nobili origini, possiede anche un infernotto, scavato nel tufo della collina. Per chi non lo sapesse gli infernotti erano piccole cantine ricavate scavando direttamente le rocce più tenere (tufo, arenaria), destinate ovviamente alla maturazione dei vini più pregiati. In questi locali, che entrano veramente nelle viscere delle colline, si ha una climatizzazione naturale semplicemente perfetta: temperatura ed umidità quasi costanti sui valori ideali per la conservazione dei vini.
L’infernotto di Montalupa si sviluppa per una settantina di metri, addentrandosi nel fianco della collina, allargandosi ogni tanto in spazi più capienti dove evidentemente potevano riposare non solo bottiglie ma anche damigiane e piccole botti. Ovviamente è abitato da timidi pipistrelli che all’arrivo dei rari visitatori escono a farsi un giro in attesa che ritornino la pace ed il silenzio cui sono abituati. Chissà che un giorno, nell’ottica di una valorizzazione di tutto il podere, anche questo infernotto non diventi una tappa della visita alle Cantine Ascheri…
Tornando in tema di vini abbiamo dunque detto che non è stato per niente semplice, però le soddisfazioni non sono mancate. I due vini prodotti in questo podere si sono immediatamente conquistati notorietà e rispetto da parte degli intenditori, entrando a pieno diritto tra le etichette più rappresentative delle cantine Ascheri.
Il Langhe Bianco Montalupa è un prodotto originale, innovativo, di sicuro non tradizionale, nato dalla volontà di realizzare un bianco basato più sulla complessità e sulla struttura che sulla verticalità. L'intenzione è anche quella di conservare il carattere piemontese, mostrando le peculiarità del territorio. E' ottenuto da uve Viognier provenienti da un vigneto piantato all'inizio degli anni '90, ad un'altitudine compresa tra 265 e 305 metri sul livello del mare con esposizione a sud. Il suolo qui è di tipo sabbioso marino con intercalare di ghiaie e marne. La vendemmia viene effettuata verso la fine della prima decade di settembre. La vinificazione prevede una fermentazione di 18 giorni a 18 gradi centigradi, che per circa un quarto della massa si svolge in legno. Il 75 per cento del vino affina in acciaio, mentre la restante parte matura in botti nuove di rovere per 4 mesi. Prima dell'immissione in commercio è previsto un periodo di affinamento in bottiglia di minimo 18 mesi.
Di un bel colore giallo paglierino carico. Il profumo è schietto, ma la frutta lascia spazio alle note vegetali, legnose, e a salvia, rosmarino e lavanda, in seconda battuta profumi leggeri di albicocca matura e pesca gialla, un cenno mielato e una nota di vaniglia. Al palato è pieno, ben strutturato, rotondo e persistente. La potenza e l'intensità gustativa che lo caratterizzano non risultano mai eccessive grazie all'ottimo equilibrio. Sarà interessante seguirlo nel tempo per apprezzarne l'evoluzione. E' perfetto in abbinamento a diversi piatti della cucina di mare. Da provare anche con preparazioni a base di ortaggi, carni bianche e formaggi freschi. E’ un vino che ha ancora molta vita davanti.
Il Langhe Rosso Montalupa è un vino fatto per esaltare soprattutto il carattere piemontese. Di struttura, ma con un’eleganza innata: una giusta espressione del territorio del Roero con un tocco di innovazione. La cantina lo produce solo in annate eccezionali ed è lasciato affinare tantissimi anni, un po’ in legno e poi in bottiglia.
Si presenta nel calice di un bel colore rosso intenso con riflessi violacei. Al profumo si apre subito in una goccia balsamica con un profumo intenso di ciliegia, lampone e piccoli frutti, rosmarino e tracce di zenzero. Bouquet speziato con note ampie, di fiori selvatici di prato montano e liquirizia.
Al palato brilla di freschezza, intensità ed emozionanti nuances di spezie, ritorna la ciliegia e note di carne affumicata.
Vino di notevole classe, di ricchezza e tipicità eccezionali, adatto ad un lungo invecchiamento. A tutto pasto, si abbina a formaggi d’alpeggio, a salumi misti, a bocconcini d’agnello grigliati, a una grande bistecca ai ferri.
Antonio Dacomo