Dal canto suo il maestro sommelier Antonio Dacomo ci regala uno spaccato di sensazioni ed emozioni di fronte ad alcune perle prodotte in questa cantina, confermandone l’indirizzo genuino e rispettoso della tipicità dei vini di Langa. Senza dimenticare un accenno allo splendido albergo che sorge esattamente sopra i locali dedicati alla produzione vinicola (visibili attraverso strategiche e scenografiche vetrate nel pavimento) come pure alla trattoria, dove si possono gustare i piatti della tradizione accompagnati dai vini della casa.
E vi diamo appuntamento fin da ora per una prossima puntata, dove parleremo della vigna di Montalupa, a due passi da Bra, laboratorio per coltivazioni sperimentali che danno luogo a produzioni decisamente insolite per le nostre zone. Lasciamo dunque spazio ad Antonio e al suo racconto.
Però non è esattamente conosciuta come centro di produzioni vinicole, con la sola eccezione delle Cantine Ascheri. Il perché ce lo facciamo raccontare direttamente dalla signora Cristina Ascheri, titolare dell’attività che oggi vede coinvolti parecchi membri della famiglia a cominciare dal figlio Matteo, Presidente del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.
La signora Cristina è un personaggio unico che io ho il privilegio di conoscere e frequentare da molti anni. In questa sede useremo parti di una lunga chiacchierata con cui mi ha piacevolmente intrattenuto qualche tempo fa. Ma la sua storia è talmente interessante e densa di avvenimenti che prometto fin d’ora: pubblicheremo integralmente questa “intervista” perché è uno spaccato su quasi due secoli di storia di una famiglia che sembra uscita da un romanzo.
La famiglia Ascheri, vignaioli e produttori da sempre nella Cascina di Borgata Ascheri a La Morra, aveva scelto di spostarsi a Bra per la grande difficoltà di trasportare il vino in botti, in damigiane o in bottiglia ai vari mercati.
Tutte le aziende che erano dislocate nelle Langhe avevano questa problematica di commercializzazione. Pensate, alla fine del ‘800, portare con i carri trainati dai cavalli il vino a Torino, dovendo attraversare il Tanaro. Un viaggio impensabile, con le strade di allora durava giorni e giorni.
Queste zone bellissime, patrimonio dell’Unesco, hanno sempre fatto degli ottimi vini. Però il problema per i produttori era la commercializzazione: nessuna andava a La Morra o altrove ad acquistare il vino, bisognava portarlo a destinazione. Il mercato principale del vino “sfuso” in quegli anni era in Piazza Carlina a Torino, quindi gran parte dei vignaioli delle Langhe “moriva di fame”, come ci racconta Beppe Fenoglio ne “La Malora”. Ecco perché la famiglia Ascheri si era trasferita a Bra già nel 1880. A Bra, cittadina posta in una zona pianeggiante e centro commerciale vivacissimo (pellami, formaggi, ortofrutta e vino), servito dalla ferrovia verso tutta la pianura fin dal 1855, esistevano ben otto cantine che producevano vino. La crisi degli anni ‘30 e le guerre causarono la chiusura di tutte le aziende vinicole Braidesi, a parte Ascheri che, fortunatamente, prospera ancora oggi.
Il nonno di mio marito, che si chiamava anche lui Giacomo, da ragazzo diciottenne decise dunque di trasferire la piccola cantina a Bra. Prese in affitto una cascina, nella quale noi oggi abbiamo l'Osteria Muri Vecchi, in una posizione strategica, vicino alla stazione ferroviaria e incominciò a produrre i suoi vini. Negli anni ’30, nonostante la crisi, le cose andarono bene e continuò il suo commercio allargandosi un po’ e aprendo una piccola cantina in cortile. Mio suocero Matteo è nato nel Novecento e anche lui è stato coinvolto nell’attività e ha continuato l’opera del padre, ampliando ancora la cantina nella posizione attuale, nel cortile: era il 1958. Quando anche questa struttura cominciò ad essere insufficiente, si arrivò a portare la cantina allo stato attuale, non senza ripensamenti sull’eventualità di tornare a La Morra, che nel frattempo era diventata importante e permetteva anche una buona commercializzazione. Ma la decisione fu di rimanere: qui ci hanno portato i nostri vecchi e qui rimaniamo. E devo dire che sono contentissima perché qui ci troviamo bene, qui è la nostra realtà.
Oggi l’azienda possiede quaranta ettari vitati, suddivisi principalmente tra i comuni di Serralunga d’Alba, Verduno e La Morra. Come già detto, l’impresa conserva un carattere prettamente familiare e viene attualmente diretta da Matteo Ascheri. Dalla vigna alla vinificazione, le uve vengono lavorate senza approcci commerciali né ideologici, bensì con lo scopo di esaltarne al massimo le caratteristiche intrinseche. In quest’ottica, anche l’uso del legno in fase di affinamento diventa funzionale alla valorizzazione del varietale, dal quale viene puntualmente ottenuta un’espressione fedele e aderente in tutto e per tutto al territorio di appartenenza. Prendono vita in questa maniera etichette mai artificiose né costruite a tavolino, ma al contrario capaci di coniugare piacevolezza di beva con tipicità e peculiarità.
Matteo Ascheri continua la tradizione di famiglia, realizzando vini che lui ama definire “unplugged”, vini non gonfiati e costruiti ma, come nella migliore tradizione, capaci di coniugare territorialità e grande bevibilità, vini in grado di emozionare nel tempo.
I prodotti della cantina sono parecchi e tutti molto buoni: Arneis, Gavi e Moscato d’Asti, Nebbiolo San Giacomo, Barbera Fontanelle, Dolcetto Sorano, Verduno Pelaverga e un ottimo spumante Metodo Classico. Al top troviamo: Barolo, Barolo Ascheri, Barolo Coste&Bricco, Barolo Pisapola, Barolo Sorano e due vini decisamente particolari, Montelupa Rosso e Montelupa Bianco, ai quali dedicheremo un capitolo a parte.
Il Coste&Bricco 2013, da poco in bottiglia, può confondere per il suo profilo orientale, autorevole, discreto ed esplosivo insieme. All’assaggio, aromi intensi, profondi, con attorno un coro acido-tannico che avvince e impone un ripensamento generale sul valore stesso dell’annata. Che conferma, con le riserve “giuste”, di aver un bel potenziale di invecchiamento.
Rosso granato intenso alla vista. All’olfattiva risulta ampio e composito, con i sentori di frutti di bosco maturi che vengono impreziositi da ricordi di spezie dolci, cuoio e fiori secchi. Ottima la struttura in bocca, elegante la trama tannica e raffinato l’equilibrio. Si sposa alle carni rosse, al pollame nobile o alla selvaggina. È da provare con il tacchino ripieno alle castagne.