Bianchi Rossi e Bollicine

Bere bene spendendo il giusto.

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Cantine Ascheri, orgoglio vinicolo di Bra.

2021-06-14 16:42:37

Antonio Dacomo, braidese d’origine e quindi profondo conoscitore del tema, ci racconta delle famose cantine attraverso la testimonianza di Cristina Ascheri.

Lo sapevate che un solo produttore può vinificare il Barolo fuori dai confini degli 11 comuni appartenenti all’area riconosciuta dal disciplinare? E che questo produttore è proprio Ascheri, il quale per la storicità della cantina, trasferitasi a Bra sul finire dell’Ottocento, può continuare a vinificare il Barolo in questi spazi, esattamente come fa da più di cent’anni? Antonio Dacomo ci parla di questa storicissima cantina (probabilmente quella con le origini più antiche tra gli attuali produttori di Barolo) attraverso il racconto di una donna straordinaria, Cristina Ascheri, ancor oggi alla guida dell’impresa con l’appoggio dell’intera famiglia. Sono storie di altri tempi, affascinanti e cariche di nostalgia, che fin da ora promettiamo di farvi conoscere interamente, con una puntata dedicata completamente ai racconti della signora. Qui invece usiamo i suoi ricordi per ripercorrere la storia di questa prestigiosa cantina e dei suoi meravigliosi vini partendo dalle origini in quel di La Morra per arrivare a Bra, dove la ferrovia apriva nuovi orizzonti di espansione e commercio. Il tutto passando attraverso periodi tutt’altro che semplici, con due guerre, difficoltà produttive e grandi fatiche per promuovere e far apprezzare questi vini delle Langhe, arrivandofinalmente all’esplosione commerciale dell’ultimo trentennio.
Dal canto suo il maestro sommelier Antonio Dacomo ci regala uno spaccato di sensazioni ed emozioni di fronte ad alcune perle prodotte in questa cantina, confermandone l’indirizzo genuino e rispettoso della tipicità dei vini di Langa. Senza dimenticare un accenno allo splendido albergo che sorge esattamente sopra i locali dedicati alla produzione vinicola (visibili attraverso strategiche e scenografiche vetrate nel pavimento) come pure alla trattoria, dove si possono gustare i piatti della tradizione accompagnati dai vini della casa.
E vi diamo appuntamento fin da ora per una prossima puntata, dove parleremo della vigna di Montalupa, a due passi da Bra, laboratorio per coltivazioni sperimentali che danno luogo a produzioni decisamente insolite per le nostre zone. Lasciamo dunque spazio ad Antonio e al suo racconto.
Bra oggi è famosa per Slow Food, che qui ha visto la luce, e per Cheese, mostra dei formaggi d'autore, ma in passato ha avuto attività industriali di un certo rilievo, soprattutto nel settore della conceria e attualmente nella produzione di laminati plastici per il design.
Però non è esattamente conosciuta come centro di produzioni vinicole, con la sola eccezione delle Cantine Ascheri. Il perché ce lo facciamo raccontare direttamente dalla signora Cristina Ascheri, titolare dell’attività che oggi vede coinvolti parecchi membri della famiglia a cominciare dal figlio Matteo, Presidente del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.
La signora Cristina è un personaggio unico che io ho il privilegio di conoscere e frequentare da molti anni. In questa sede useremo parti di una lunga chiacchierata con cui mi ha piacevolmente intrattenuto qualche tempo fa. Ma la sua storia è talmente interessante e densa di avvenimenti che prometto fin d’ora: pubblicheremo integralmente questa “intervista” perché è uno spaccato su quasi due secoli di storia di una famiglia che sembra uscita da un romanzo.
Dunque, tornando alle Cantine, ecco cosa ci racconta la signora Cristina:
La famiglia Ascheri, vignaioli e produttori da sempre nella Cascina di Borgata Ascheri a La Morra, aveva scelto di spostarsi a Bra per la grande difficoltà di trasportare il vino in botti, in damigiane o in bottiglia ai vari mercati.
Tutte le aziende che erano dislocate nelle Langhe avevano questa problematica di commercializzazione. Pensate, alla fine del ‘800, portare con i carri trainati dai cavalli il vino a Torino, dovendo attraversare il Tanaro. Un viaggio impensabile, con le strade di allora durava giorni e giorni.
Queste zone bellissime, patrimonio dell’Unesco, hanno sempre fatto degli ottimi vini. Però il problema per i produttori era la commercializzazione: nessuna andava a La Morra o altrove ad acquistare il vino, bisognava portarlo a destinazione. Il mercato principale del vino “sfuso” in quegli anni era in Piazza Carlina a Torino, quindi gran parte dei vignaioli delle Langhe “moriva di fame”, come ci racconta Beppe Fenoglio ne “La Malora”. Ecco perché la famiglia Ascheri si era trasferita a Bra già nel 1880. A Bra, cittadina posta in una zona pianeggiante e centro commerciale vivacissimo (pellami, formaggi, ortofrutta e vino), servito dalla ferrovia verso tutta la pianura fin dal 1855, esistevano ben otto cantine che producevano vino. La crisi degli anni ‘30 e le guerre causarono la chiusura di tutte le aziende vinicole Braidesi, a parte Ascheri che, fortunatamente, prospera ancora oggi.
Continua il racconto della signora Cristina:
Il nonno di mio marito, che si chiamava anche lui Giacomo, da ragazzo diciottenne decise dunque di trasferire la piccola cantina a Bra. Prese in affitto una cascina, nella quale noi oggi abbiamo l'Osteria Muri Vecchi, in una posizione strategica, vicino alla stazione ferroviaria e incominciò a produrre i suoi vini. Negli anni ’30, nonostante la crisi, le cose andarono bene e continuò il suo commercio allargandosi un po’ e aprendo una piccola cantina in cortile. Mio suocero Matteo è nato nel Novecento e anche lui è stato coinvolto nell’attività e ha continuato l’opera del padre, ampliando ancora la cantina nella posizione attuale, nel cortile: era il 1958. Quando anche questa struttura cominciò ad essere insufficiente, si arrivò a portare la cantina allo stato attuale, non senza ripensamenti sull’eventualità di tornare a La Morra, che nel frattempo era diventata importante e permetteva anche una buona commercializzazione. Ma la decisione fu di rimanere: qui ci hanno portato i nostri vecchi e qui rimaniamo. E devo dire che sono contentissima perché qui ci troviamo bene, qui è la nostra realtà.
Dunque ci troviamo di fronte ad una solida realtà imprenditoriale che non ha mai smesso di crescere ed innovarsi. A partire dalle tecniche di conduzione e coltivazione della vigna, dove andando indietro nel tempo troviamo il cosiddetto “metodo Ascheri” che a metà dell’Ottocento portò una decisiva innovazione nelle tecniche di palizzatura delle viti, introducendo l’uso del filo di ferro oltre ai classici pali in legno.
Oggi l’azienda possiede quaranta ettari vitati, suddivisi principalmente tra i comuni di Serralunga d’Alba, Verduno e La Morra. Come già detto, l’impresa conserva un carattere prettamente familiare e viene attualmente diretta da Matteo Ascheri. Dalla vigna alla vinificazione, le uve vengono lavorate senza approcci commerciali né ideologici, bensì con lo scopo di esaltarne al massimo le caratteristiche intrinseche. In quest’ottica, anche l’uso del legno in fase di affinamento diventa funzionale alla valorizzazione del varietale, dal quale viene puntualmente ottenuta un’espressione fedele e aderente in tutto e per tutto al territorio di appartenenza. Prendono vita in questa maniera etichette mai artificiose né costruite a tavolino, ma al contrario capaci di coniugare piacevolezza di beva con tipicità e peculiarità.
La cantina, intesa come edificio, è già di per se un’opera d’arte che meriterebbe una visita anche solo per ammirarne le geniali soluzioni architettoniche e decorative. Tutto è realizzato con una cura, un gusto e un amore per i particolari che già vi fanno capire con quanta dedizione siano prodotti i vini in questa meravigliosa realtà. Si resta semplicemente sbalorditi, passando dalle sale di lavorazione alla zona delle botti di maturazione per giungere nell’ala dedicata all’affinamento del vino in bottiglia, con l’enorme menhir al centro e i pavimenti in pietra lavica.
Matteo Ascheri continua la tradizione di famiglia, realizzando vini che lui ama definire “unplugged”, vini non gonfiati e costruiti ma, come nella migliore tradizione, capaci di coniugare territorialità e grande bevibilità, vini in grado di emozionare nel tempo.
I prodotti della cantina sono parecchi e tutti molto buoni: Arneis, Gavi e Moscato d’Asti, Nebbiolo San Giacomo, Barbera Fontanelle, Dolcetto Sorano, Verduno Pelaverga e un ottimo spumante Metodo Classico. Al top troviamo: Barolo, Barolo Ascheri, Barolo Coste&Bricco, Barolo Pisapola, Barolo Sorano e due vini decisamente particolari, Montelupa Rosso e Montelupa Bianco, ai quali dedicheremo un capitolo a parte.
Il Barolo di Serralunga d’Alba Coste&Bricco 1999, prodotto nel Podere Sorano, è un vino sontuoso, capace di strappare punteggi “altisonanti” da parte dei critici. Bel colore rubino intenso; il tempo passato in cantina gli ha donato sentori di fiori appassiti, amarene mature, spezie e quel giusto balsamico che è un piacere percepire al naso. In bocca è appagante, con tannini che virano sul velluto, regalando una beva di estrema finezza.
Il Coste&Bricco  2013, da poco in bottiglia, può confondere per il suo profilo orientale, autorevole, discreto ed esplosivo insieme. All’assaggio, aromi intensi, profondi, con attorno un coro acido-tannico che avvince e impone un ripensamento generale sul valore stesso dell’annata. Che conferma, con le riserve “giuste”, di aver un bel potenziale di invecchiamento.
Il Barolo Ascheri viene prodotto nel vigneto omonimo del comune di La Morra, dove l’azienda nasce all’inizio dell’Ottocento, seguendo le regole più tradizionali e assemblando le uve di nebbiolo provenienti da tre diverse sottozone del Barolo. Questo vinoo matura in botti di legno per almeno due anni e si completa con un riposo ulteriore in bottiglia. Esprime le più classiche caratteristiche della denominazione, dimostrando di attestarsi su altissimi livelli qualitativi.
Rosso granato intenso alla vista. All’olfattiva risulta ampio e composito, con i sentori di frutti di bosco maturi che vengono impreziositi da ricordi di spezie dolci, cuoio e fiori secchi. Ottima la struttura in bocca, elegante la trama tannica e raffinato l’equilibrio. Si sposa alle carni rosse, al pollame nobile o alla selvaggina. È da provare con il tacchino ripieno alle castagne.
Il Barolo Pisapola è un altro cru molto interessante, prodotto nei vigneti di Verduno: un Barolo forse più facile e piacevole. Austero ma armonico allo stesso tempo, il Barolo Pisapola svela una beva scorrevole e potente insieme. Dopo la fermentazione, sosta qualche mese in vasche di acciaio inox, per poi maturare due anni in botti grandi di rovere di Slavonia. Si completa con dieci mesi di affinamento in vetro. Propone un elevato livello qualitativo ad una quotazione davvero competitiva. Rosso granato intenso al calice. Possiede un bouquet olfattivo elegante ed etereo, che lascia percepire note floreali di viola, sentori di frutta matura rossa e nera e richiami alle spezie dolci. Rotondo, armonico e vellutato il sorso, caratterizzato da un’ottima persistenza. Da abbinare alle carni rosse o alla cacciagione, è perfetto con il bollito misto alla piemontese.
Il Langhe Nebbiolo “S. Giacomo” riposa 14 mesi in acciaio inox e quattro mesi in botti di rovere di Slavonia. Mostra una bella personalità, è intrigante al naso e invitante nella beva. Non c’è che dire: è proprio un bel Nebbiolo. Occhio rosso rubino, con leggeri riflessi granata. Al naso lascia percepire un bouquet olfattivo elegante, connotato da sentori di viola e frutti rossi. Il sapore è asciutto, morbido e armonico, equilibrato e persistente. Ideale a tutto pasto in accompagnamento alle ricette della cucina di terra, è perfetto con le polpette di carne.
Sono 240.000 le bottiglie prodotte in totale dalle Cantine Ascheri e 23mila quelle destinate a un Langhe Nebbiolo 2017 di un ritmo, un succo e un tannino ricco di tale agilità da far svuotare la bottiglia prima che ce se ne accorga; e con gran felicità dei sensi. Prossimo appuntamento per parlarvi di un altro gioiello delle Cantine Ascheri: la vigna di Montalupa.