Bianchi Rossi e Bollicine

Bere bene spendendo il giusto.

Bianchi Rossi e Bollicine

Bere bene spendendo il giusto.

Bollicine: le più famose, lo Champagne.

2021-03-28 15:00:45

Pur senza aver la pretesa di fare classifiche qualitative dobbiamo riconoscere che  indubbiamente lo Champagne è il primo spumante a guadagnarsi la notorietà e la fama di eccellenza in tutto il mondo. Vediamo dove, come, quando e perché.

Dopo uno sguardo sugli spumanti in generale è ora di soffermarci sul più famoso ed amato, su quello che in tutto il mondo è conosciuto come sua Maestà lo Champagne.
Data l’importanza del soggetto, sarà d’obbligo dedicargli una serie di post partendo dalle origini (o meglio da quelle che si suppongono le origini, datol’alone di leggenda che circonda tutta la storia di questi vini), per poiseguirlo nella sua evoluzione fino ai giorni nostri, passando per gli oggetti,i personaggi e le curiosità che costellano questo mondo dorato.
Dunque si parte dal mitico Dom Pérignon che la leggenda vuole sia il padredello Champagne. E senza dubbio glielo dobbiamo, non per il fatto che lui abbia inventato il vino frizzante, sicuramente conosciuto prima di lui e non solo in Francia ma anche da noi in Italia, quanto per il fatto di aver saputo ottimizzare e codificare i processi produttivi.
Poi vedremo perché questi sono vini sono così particolari analizzando i caratteridella regione da cui provengono e dalla quale traggono un’impronta che li rende unici ed irripetibili, frutto di terreni e climi davvero speciali.
Parleremo di oggetti apparentemente banali, come bottiglie e bicchieri, per capire invece come anche questi complementi facciano parte di un mondo speciale e siano assolutamente funzionali alla miglior conservazione e alla corretta degustazione di questi vini così nobili.
Per poi concederci qualche digressione più leggera sui personaggi che hanno contribuito a costruire il mito e la leggenda dello Champagne, esaltandone l’immagine fino agli estremi confini del mondo.
E per concludere vi faremo entrare nel mondo di chi lo Champagne lo produce, non con il solito tour in una delle grandi cantine dei marchi più commerciali, ma con una visita conviviale ad una simpatica famiglia di vignerons, che da più di un secolo lavora con passione sui terreni e nella cantina di casa, in quel di Verzenay, Grand Cru dello Champagne.
Naturalmente non potrà mancare un’attenta degustazione dei loro prodotti di punta a cura del nostro sommeiller di fiducia, Roberto Re.
Dove è presto detto: nella regione della Champagne (Champagne – Ardenne, per i più pignoli), nord-est della Francia, vicino a Reims e alla sua splendida cattedrale. In qualunque altro posto venga prodotto uno spumante, per quanto buono possa essere, semplicemente non si può chiamare Champagne. Nemmeno se è comunque prodotto in Francia. Per cui avremo degli ottimi Crémant in Borgogna o in Alsazia ma nessuno Champagne fuori dalla sua zona di elezione.
La leggenda vuole che lo Champagne sia invenzione di un monaco benedettino, vissuto in Francia tra fine del ‘600 e prima metà del ‘700. L’abate Pierre Pérignon (il mitico Dom Pérignon) nel 1668, all’età di 30 anni, entra nel monastero di Saint-Pierre d’Hautvillers, vicino ad Epernay, e gli viene affidato l’incarico di cellarius, cioè responsabile di vigneti e cantine del convento.
Più che un esperto enologo pare che fosse un abile organizzatore, per cui il suo più importante contributo, almeno all’inizio, fu la completa ristrutturazione delle cantine e un accurato censimento dei vigneti. In un secondo tempo introdusse regole precise per la coltivazione, la raccolta e la vinificazione delle uve, migliorando notevolmente la qualità dei vini di Hautvillers, fino ad allora piuttosto modesta.
Come spesso accade per le grandi scoperte, pare che alla base della rifermentazione in bottiglia, da cui nasce lo Champagne, ci sia una buona dose di casualità. Almeno un paio di versioni diverse si contendono la primogenitura, ma quella che conta è l’intuizione dell’abate. Il quale, resosi conto che il vino in bottiglia poteva diventare molto frizzante e soprattutto che in questa versione riscuoteva parecchio consenso, si concentrò sulla codifica e sull’affinamento dei procedimenti.
Il risultato di questo lavoro è conosciuto oggi come Méthode Champenoise (o Metodo Classico) e per maggiori informazioni circa i procedimenti che questo comporta vi rimandiamo direttamente al post in cui trattiamo dei metodi produttivi.
Dom Pérignon era poi dotato di un palato e di un naso sopraffino che gli permisero, quando il mercato lo richiese, di perfezionare la produzione a partire dalla coltivazione e dalla vendemmia.
Quindi introdusse regole precise per la conduzione dei vigneti e grande attenzione al prodotto che arrivava in cantina per la vinificazione. L'abate era solito assaggiare gli acini al mattino, subito dopo la raccolta, a digiuno, e mostrava le sue doti di degustatore componendo il taglio non solo in base alle tipologie delle uve ma più specificamente seguendo le esigenze di ogni singolo lotto.
Ma il suo più importante contributo, quella che passerà alla storia come la sua vera grande innovazione, è l'introduzione della cuvée, ovvero l’arte di miscelare diversi vini base e diverse annate per raggiungere sempre il risultato desiderato. L’assemblaggio della cuvée ovviamente richiede grande sensibilità ed esperienza da parte di chi la compone, non essendoci una ricetta fissa ma piuttosto un risultato da raggiungere, partendo ogni volta da una base diversa. Ancora oggi, nonostante molti procedimenti siano codificati e standardizzati, nessuna maison potrebbe fare a meno degli esperti che decidono la composizione di queste miscele di vini, vero e proprio marchio di fabbrica di ogni singolo produttore.
Grazie a questi nuovi procedimenti dunque il vino della Champagne, che fino a quel momento non godeva certo di grande considerazione, si conquistò un posto in prima fila alla corte del Re Sole. Trampolino di lancio dal quale inizierà un’inarrestabile ascesa per conquistare il mondo intero.